Studi e documenti

 

Acciaio Friulano

36 – Andrea Negro, Acciaio friulano. Storia e memoria della Safau di Udine e dei suoi lavoratori, Udine, IFSML, 2022, pp. 263, € 20,00

Perché ricostruire la storia di una fabbrica di Udine e dei suoi lavoratori?
Una domanda, questa, che molti degli ex addetti della Safau si sono posti quando Andrea Negro li ha contattati con la richiesta di condividere i propri ricordi davanti a un registratore. La risposta emerge pagina dopo pagina proprio grazie alle memorie dei testimoni, che mettono in luce il valore che la Safau ha avuto come luogo dell’industria e del lavoro.
In questo libro Andrea Negro ricostruisce la vicenda della fabbrica friulana utilizzando fonti archivistiche e testimonianze orali, intrecciando fra loro differenti filoni di ricerca per far emergere i diversi aspetti della storia e le relazioni umane che l’hanno caratterizzata. Il primo è quello della storia d’impresa e della tecnologia con particolare attenzione al ruolo della Safau nello sviluppo di alcune innovazioni rilevanti nel panorama della siderurgia. Ad esso si interseca la vicenda sociale dei lavoratori e il loro rapporto con il territorio: contadini-operai sospesi fra il borgo rurale e un ambiente peculiare come quello siderurgico.
Un aspetto fondamentale del libro è poi la ricostruzione di quel microcosmo socioculturale che sorge attorno ad una realtà industriale e che ne rappresenta il lascito. Elementi come le conoscenze e il know-how sviluppati e poi tramandati, il senso di comunità e di identità, solidarietà e conflittualità e molti altri aspetti che rappresentano un patrimonio dal grande valore storico che merita di essere salvato prima che il tempo lo condanni.

35 – Giuseppe Gori, Le lotte per il lavoro in Carnia. Il caso della Cartiera di Ovaro, Udine, IFSML, 2019, pp. 391, € 20,00

Fra il febbraio 1983 e il marzo 1986 per Ovaro e la Carnia si ebbe una delle fasi più aspre per la salvaguardia del lavoro in montagna. Il principale insediamento industriale della vallata, la Cartiera di Ovaro, stava conoscendo una crisi che sembrava irreversibile. L’intervento delle istituzioni, l’impegno di un imprenditore capace come Giovanni Dell’Aria Burani e, soprattutto, le capacità professionali dei lavoratori e il loro impegno diretto nella lotta, consentirono la ripartenza. La nuova Cartiêra di Davâr fu inaugurata il 14 aprile 1986. È da allora che, pur con rinnovati assetti societari, prosegue la sua attività di produzione di cartoncino di qualità, garantendo occupazione alla vallata di Gorto e alla montagna friulana.
Ricostruendo questa particolare vicenda, il libro ripercorre la storia della Cartiera, iniziata ai primi decenni del Novecento con l’industria elettrica e proseguita negli anni Trenta con l’arrivo di Anna Erker-Hocevar, l’imprenditrice alla guida del gruppo industriale fino agli anni Settanta, che ad Ovaro seppe sviluppare la produzione della carta grazie anche all’impegno del direttore Giovanni Michieli e, soprattutto, al lavoro di operai e impiegati capaci. Il caso della Cartiera, così come qui ricostruito, diviene un’opportunità per ripercorrere la storia dello sviluppo industriale della Carnia ed il ruolo che gli imprenditori, le istituzioni locali e le organizzazioni sindacali hanno svolto in questo processo.

34 – Monica Emmanuelli e Andrea Zannini (a cura di), La ricostruzione della società friulana 1945-1955, Udine IFSML, 2018, pp. 367, € 18,00

Nel primo decennio successivo alla Liberazione si innestano nella società friulana i germi di mutamenti profondi. Dalla condizione di miseria nella quale si trovava la gran parte della popolazione nell’immediato dopoguerra si passò al progressivo consolidamento delle strutture economiche, sociali e associative che porteranno alla crescita degli anni Sessanta. Il ruolo rivestito dai partiti fu decisivo per diffondere e sedimentare le pratica della vita democratica: le festività nazionali – il 25 aprile, il 1° maggio, il 2 giugno – divennero occasioni di confronto politico aperto. L’istruzione e la scolarità si diffusero, recuperando un disavanzo netto rispetto alle altre regioni dell’Italia settentrionale, e la stampa locale consolidò il suo ruolo. Lo sport, l’associazionismo femminile, le forme rinnovate di intrattenimento furono occasioni per sviluppare nuove forme di socialità, che accelerarono i mutamenti nel costume e nelle relazioni sociali.
Fu un’epoca di cambiamento profondo anche con aspetti controversi: una popolazione soltanto in lieve crescita, dove l’emigrazione riprese in maniera sostenuta, soprattutto dalla montagna.
I saggi raccolti in questo volume contribuiscono a rinnovare gli studi su questo particolare tornante del Novecento e ad analizzare un decennio nel quale la società friulana, e quella italiana tutta, iniziarono una profonda e irreversibile trasformazione.

33 – Matteo Ermacora, Terre Ferite. L’impatto della  Grande Guerra sul Friuli, Udine, IFSML, 2018, pp. 189, € 18,00

I saggi raccolti nel volume indagano l’impatto del Primo conflitto mondiale sul territorio friulano e i processi di mobilitazione delle risorse nelle retrovie del fronte. Le ricerche spaziano dalla mobilitazione dei contadini nelle campagne friulane ai tentativi di ripristino dell’attività agricola nelle “Terre Redente” dell’Isontino, dallo sfruttamento delle foreste carniche da parte dell’esercito italiano alla travagliata ricostruzione del settore primario della provincia di Udine dopo la dura occupazione austro-germanica del 1917-1918. In una guerra ben presto divenuta di logoramento e di “materiali”, il territorio friulano fu utilizzato come un vasto serbatoio per prelevare forza lavoro, bovini, foraggi, legname per la “fornace” del fronte. Si trattò di un processo di mobilitazione accelerato ed intenso che ebbe l’effetto di trasformare drammaticamente istituzioni, società e paesaggi.

32 – Mario Candotti, Lotta partigiana nella Destra Tagliamento 1943/1945, Udine, IFSML, 2014, pp. 189, € 18,00

Per conoscere la Resistenza nelle sue dimensioni reali, nella sua quotidiana drammaticità, soprattutto quella particolarmente aspra che si svolgeva in pianura, territorio sempre irto di difficoltà per chi operava nella clandestinità, per richiamare alla mente la dimensione dei sacrifici fatti dai Combattenti per la Libertà, l’Istituto Friulano per la Storia del Movimento di Liberazione dà alle stampe l’ultimo lavoro di Mario Candotti Barbatoni, scritto nel 1984/85 poco prima della sua scomparsa.
L’Autore, prima ufficiale di artiglieria sul fronte greco-albanese e su quello russo, poi comandante di una brigata garibaldina in Carnia, con questa sua ultima ricerca ci offre un esempio di una seria storiografia che, nel raccontare le vicende resistenziali, non perde di vista il contesto sociale da cui provengono ed in cui si muovono i partigiani. Egli, sulla scorta di una ricca e inedita documentazione, ripercorre le vicende del Movimento di Liberazione nella pianura del Friuli occidentale, però attento ad inserire la lotta di Liberazione e i suoi momenti di luce come quelli penosi e drammatici dell’inverno ‘44-‘45 nel contesto della società contadina, portandoci così in mezzo alla gente e alle enormi difficoltà di ogni tipo subite anche dalla popolazione, senza dimenticare che la causa prima di tutti quei lutti e di tutte quelle sofferenze derivava da una guerra insensata voluta dal fascismo, da una politica di sopraffazione di altre popolazioni, che hanno portato il nostro Paese infine a subire l’atroce e criminale occupazione nazifascista.

31 – Zdenko Čepič – Damijan Guštin – Nevenka Troha, (a cura di), La Slovenia durante la Seconda Guerra Mondiale, Udine, IFSML, 2012, pp. 438, €  30,00

In Slovenia la seconda guerra mondiale ebbe inizio il 6 aprile 1941 con l’aggressione della Germania e dell’Italia alla Jugoslavia. Dopo la disfatta dell’esercito dell’esercito jugoslavo la Slovenia venne divisa e spartita tra i quattro occupanti: Germania, Italia, Ungheria e, per una parte minore, lo Stato Indipendente Croato. Il regime di occupazione fu caratterizzato dai più diversi atti di violenza esercitati nei confronti della popolazione con lo scopo di annientare gli sloveni come popolo e come nazione.
La risposta fu la nascita del movimento di resistenza organizzato e condotto dal Fronte di liberazione del popolo sloveno, l’Osvobodilna Fronta. Ad esso aderirono organizzazioni che si richiamavano a tutti gli orientamenti politici e sociali, fra le quali divenne forza trainante e determinante il Partito Comunista. Tra gli obiettivi e i programmi della lotta di liberazione ci fu anche la realizzazione di profondi cambiamenti nel campo sociale e nella gestione del potere statale.
Oltre alle forze di occupazione e a quelle della resistenza, fu presente nella guerra in Slovenia una terza componente, quella dei domobranci, collaborazionisti delle forze occupanti contro il movimento di liberazione.
Nel maggio del 1945, terminato il conflitto, il potere politico venne assunto dal Fronte di liberazione, che dappertutto vide come forza egemone il Partito Comunista.

30 – Anna Maria Vinci (a cura di), Regime fascista, nazione e periferie, Udine, IFSML, 2010, pp. 354, €  25,00

Il Convegno “Regime fascista, nazione e periferie”, tenutosi a Udine il 10 e 11 dicembre 2007, con la direzione scientifica di Luigi Ganapini, Marco Palla e Anna Maria Vinci, ha rappresentato un momento importante di analisi e approfondimento del ruolo delle periferie italiane nel progetto totalitario fascista.
Gli atti del Convegno intendono mettere a disposizione degli studiosi e del più vasto pubblico dei cultori di storia contemporanea un’ampia serie di originali contribuiti sui processi di “modernizzazione” messi in atto dal fascismo sia nell’area friulana giuliana e veneta sia, in termini comparativi, in altre realtà territoriali.
Gli studi raccolti consentono inoltre di mettere in luce gli elementi di novità conseguiti dalla ricerca storiografica rispetto al seminario sulla storia locale del regime fascista, organizzato dall’Istituto Friulano per la Storia del Movimento di Liberazione nel maggio 1989, i cui atti sono stati raccolti nel volume La storiografia del fascismo locale nell’Italia Nord orientale, a cura di Luigi Ganapini, IFSML, Udine 1990.

29 – Tiziano Sguazzero (a cura di), Umberto Paviotti, Udine sotto l’occupazione tedesca. Pagine di un diario. 1943-1945, Udine, IFSML, 2009, pp. 682, Esaurito.

Durante i venti mesi di occupazione tedesca, dal 10 settembre 1943 al 02 maggio 1945, un cittadino udinese, Umberto Paviotti (Bicinicco, 1893 – Udine, 1973) stese quasi quotidianamente una cronaca puntuale e intensa degli eventi e delle situazioni di cui fu testimone, utilizzando criticamente le limitate fonti di informazione di cui disponeva, soprattutto la stampa locale e i dati che riusciva a raccogliere con un paziente lavoro da “giornalista d’inchiesta”, spostandosi liberamente con la sua bicicletta, per i compiti connessi alla sua attività lavorativa, sia in città sia in molte località della provincia. Le annotazioni del diario di Paviotti, stese in quegli anni lontani, tratteggiano sia i piccoli e talora minuti eventi della cronaca cittadina sia quelli destinati a pesare negli equilibri mondiali del secondo dopoguerra. Il diario di Paviotti costituisce pertanto una fonte di grande interesse per comprendere ciò che gli udinesi e i friulani sperimentarono negli anni 1943-45: il tragico destino dei militari internati in Germania, i bombardamenti aerei, il lavoro coatto di migliaia di uomini e ragazzi inquadrati nella organizzazione Todt, i bandi di arruolamento, la lotta partigiana e le rappresaglie nazifasciste. La lettura delle pagine del diario che ci ha lasciato ci restituiscono il nitido profilo di un cittadino che, pur lontano da un organico progetto politico di mutamento della società italiana ed europea, non si rifugia nella dimensione dell’apatia attesa dell’esito dell’immane conflitto, ma prende posizione contro l’occupazione tedesca e tutti coloro che la giustificavano e la sostenevano, vedendo nella sconfitta militare della Germania hitleriana, anticipata innumerevoli volte con il desiderio, l’unica via per riconquistare la libertà.

28 – Gabriele Donato, Sovversivi. Cospirazione comunista e ceti subalterni in Friuli fra le due guerre, Udine, IFSML, 2008, pp. 487, €  20,00

È in Friuli che la resistenza italiana ha mosso i primi passi. Ma quali forme aveva assunto il movimento antifascista prima di percorrere la strada imboccata nel 1943? Quali erano state le caratteristiche dell’opposizione al regime animata durante il ventennio? Questa ricerca prova a rispondere a tali domande, partendo da una ricognizione della conflittualità politica e sociale che aveva animato il periodo turbolento vissuto dal Friuli dopo la fine della Prima guerra mondiale. Al centro dell’indagine si collocano le vicende successive della federazione friulana del Partito Comunista, studiate con un’attenzione che oltrepassa i limiti tradizionali della storia politica: di esse viene fornita un’immagine che non si risolve nelle celebrazioni di un’impresa eroica; al contrario, nelle pagine del libro prende forma un intreccio di storie e di territori, di identità collettive e di percorsi individuali, che restituiscono al lettore la complessità di un periodo travagliato. Lo sguardo, in questo modo, si allarga, e la descrizione della vita dell’organizzazione comunista diventa l’occasione per raccontare le vite delle donne e degli uomini che ne animarono le ambizioni, e che per questa ragione si meritarono l’appellativo di “sovversivi”.

27 – Igor Londero, Pa sopravivence, no pa l’anarchie. Forme di autogestione nel Friuli terremotato: l’esperienza della tendopoli di Godo (Gemona del Friuli), IFSML e Forum Editrice Universitaria Udinese, Udine, 2008, pp. 293, € 24,00

Il terremoto del Friuli presente nella memoria collettiva per la sua drammaticità in termini di vittime e distruzioni è quello del 6 maggio 1976; le scosse dell’11 e del 15 settembre successivi furono però ben più gravide di conseguenza: esse, infatti, spazzarono via tanto il lavoro materiale di ricostruzione svolto quanto il tessuto sociale conservato fino a quel momento. L’encomiabile reazione di maggio e il feroce attivismo dei mesi estivi vennero soppiantati dall’apatia degli sfollati a seguito di questi ultimi eventi.
I quattro mesi intercorsi tra i due sismi furono tuttavia caratterizzati dalla più importante esperienza collettiva che il Friuli ricordi. La necessità di sopravivence materiale presto divenne questione di sopravvivenza degli spazi e delle comunità di borgata in quanto tali. Nelle tendopoli presero vita forme di autogestione alternative e indipendenti dall’ordine costituito, refrattarie a qualsiasi tentativo di colonizzazione politica, religiosa o economica. La pubblicazione prende il via dall’esperienza degli abitanti di uno dei borghi di Gemona – Godo -per abbracciare poi le vicende della cittadina stessa e dell’intera zona terremotata.

26 – Elpidio Ellero, Friuli 1914-1917. Neutralità, guerra, sfollamenti coatti, internamenti, Udine, IFSML, 2006, pp. 295, €  24,00

Dopo Storia di un esodo, i friulani dopo la rotta di Caporetto 1917-1919 (2001) Elpidio Ellero affronta ora, sulla base di approfondite ricerche di archivio, le vicende della popolazione civile del Friuli dal periodo della neutralità alla rotta di Caporetto.
Alla fine di luglio 1914, mentre l’Europa sprofonda nella guerra, la quasi totalità degli emigrati temporanei friulani (80-100.000) è costretta al rientro forzato creando una diffusa disoccupazione e gravi problemi sociali, fronteggiati con estrema difficoltà dalla autorità locali.
Con l’approssimarsi dell’entrata in guerra dell’Italia nel conflitto, la disoccupazione viene progressivamente riassorbita dai lavori bellici e il Friuli subisce una pesante militarizzazione, la sede dell’Alto Comando viene fissata a Udine che si trasforma in una vera “capitale della guerra” con la presenza anche del re.
Nel Friuli divenuto ormai “zona di guerra” si ricorre sistematicamente allo sfollamento coatto, in condizioni drammatiche, della gente di interi paesi situati in prossimità del fronte, mentre vengono internati in Italia migliaia di civili sospettati di collusione con il nemico sulla base di indizi spesso estremamente labili.

25 – Gian Luigi Bettoli, Una terra amara. Il Friuli occidentale dalla fine dell’Ottocento alla dittatura fascista, Udine, IFSML, 2003, 3 vol., pp. 2054, €  55,00

Il socialismo sorge tra gli operai tessili pordenonesi alla fine dell’Ottocento. Giovani impiegati, professionisti ed intellettuali ne saranno i primi propagandisti.
Gli operai edili formatisi nell’emigrazione gli daranno la struttura organizzativa che inizierà la conquista delle campagne.
Nel giro di un decennio le mosche socialiste organizzano sindacati e cooperative e conquistano le prime amministrazioni comunali: è ormai sorta l’alba di un mondo nuovo.

24 – Alberto Buvoli, Le formazioni Osoppo Friuli. Documenti 1944-45, Udine, IFSML, 2003, pp. 248, Esaurito.

Nel quadro della resistenza italiana le formazioni autonome Osoppo Friuli rappresentano un unicum per il contesto geo-politico in cui sono sorte e hanno operato, per alcuni loro caratteri peculiari e per le vicende di cui sono state protagonisti ed in cui sono state coinvolte.
La loro connotazione autonoma ed originale nel contesto della Resistenza italiana, la vivace dialettica interna, la corrispondenza ideologica con alcuni ceti sociali e con alcuni ambienti politico-culturali, i rapporti dialettici tra Osoppo di montagna e quella territoriale di pianura, l’influenza del clero, la crisi di Pielungo, i rapporti con la Garibaldi, la posizione problematica di fronte alla Resistenza slovena e alle sue rivendicazioni territoriali, la realizzazione della Repubblica partigiana di Carnia e dell’Alto Friuli, le difficoltà dell’inverno ‘44-’45, i rapporti con i nazifascisti, l’eccidio di Porzus, le azioni militari della Liberazione sono per sommi capi l’oggetto di questo volume, che ripercorre la storia delle formazioni partigiane Osoppo Friuli attraverso i documenti originali prodotti nel corso della lotta.

23 – Pietro Joly Zorattini, Gli ebrei a Udine tra Otto e Novecento, Udine, IFSML, 2002, pp. 180, €  16,00

Dopo due secoli e mezzo di assenza – dalla cacciata a seguito della peste nel 1556 – gli Ebrei ricompaiono a Udine durante l’occupazione francese. Ma è nel 1818 che un primo nucleo composto di quattro famiglie si insedia definitivamente in città.
Il presente volume costituisce la prima ricerca che affronta in modo organico la storia di questa minoranza, di cui sono delineate le fasi del suo radicarsi a Udine a partire dagli anni della dominazione austriaca fino al Regno d’Italia e sono ricostruite le vicende e gli apporti – delle singole personalità e delle famiglie – alla storia cittadina e nazionale, sia sul piano economico sia su quello dell’impegno politico e sociale. La ricerca è arricchita da una appendice di documenti inediti che offrono tra l’altro un’anagrafe dettagliata della presenza ebraica a Udine alla fine del XIX secolo.

22 – Sergio Zilli, Geografia elettorale del Friuli-Venezia Giulia. Consenso, territorio e società (1919-1996), Udine, IFSML, 2000, pp. 266, €  18,00

Le analisi sul comportamento elettorale del secondo dopoguerra hanno sempre descritto il Friuli-Venezia-Giulia come parte dell’area bianca del cosiddetto Triveneto. Da questo angolo di visuale la nostra regione assumeva un volto indistinto: venivano trascurate le diversità del suo territorio, il suo specifico travaglio storico, la profonda e differenziata evoluzione nel periodo repubblicano. Nel volume il voto è assunto come specchio capace di raffigurare il differenziarsi dei percorsi storici al suo interno – per intensità, localizzazione e periodizzazione e di affermare le specificità della regione nel suo insieme. La ricostruzione della geografia elettorale riafferma dunque le distinzioni presenti nella regione, sottolinea le fasi del cambiamento, evidenzia i rapporti di forza tra le diverse formazioni politiche da un originale punto di vista.

21 – Adonella Cedarmas, La Comunità israelitica di Gorizia (1900-1945), Udine, IFSML, 1999, pp. 334, €  21,00

In questo volume, frutto di lunghe e sistematiche ricerche presso diversi Archivi in Italia e in Israele, l’Autrice offre una ricostruzione originale della storia della Comunità israelitica di Gorizia nel Novecento.
“La guerra e la Shoà hanno definitivamente dissolto il nucleo ebraico goriziano che dal 1969 è stato unificato alla Comunità ebraica di Trieste. Forse la Comunità si sarebbe estinta ugualmente, seguendo nel dopoguerra la naturale tendenza dei gruppi ebraici a trasferirsi in agglomerati urbani più grandi piuttosto che nei piccoli centri o forse, se non fosse stata spazzata via dalle leggi razziali e dalla deportazione, sarebbe sopravvissuta e rinata, come anni prima, dopo i disastri della Grande Guerra”.

20 – Luciano Patat, Il Cotonificio Triestino. Gli stabilimenti di Gorizia e di Ronchi dalla seconda guerra mondiale alla crisi degli anni Ottanta (1945-1983), Udine, IFSML, 1996, pp. 322, € 18,00

Nel volume vengono ricostruite le vicende societarie e le lotte sindacali registratesi in quello che è stato per tutto il secondo dopoguerra il più grande complesso cotoniero regionale. Negli stabilimenti ubicati nel quartiere goriziano di Piedimonte e nella frazione di Vermegliano, nel comune di Ronchi dei Legionari, fino alla fine degli anni Sessanta trovano lavoro oltre 3.000 dipendenti in larga maggioranza donne, che sono protagonisti di grandi lotte per la conquista di aumenti salariali e di migliori condizioni di lavoro in fabbrica e che culminano nelle clamorose occupazioni dei due cotonifici nella primavera del 1961.
A partire dalla seconda metà degli anni Sessanta, però, la crisi che investe l’intero settore tessile nazionale fa sentire i suoi negativi effetti anche sul “Triestino”: vengono licenziati centinaia di lavoratori e lo stabilimento di Ronchi viene chiuso. Anno dopo anno l’occupazione cala costantemente anche al Cotonificio di Gorizia fino a che, nei primi anni Ottanta, lo stabilimento, finalmente scorporato dal Gruppo Tognella del quale faceva parte e dopo una interminabile vertenza con la Giunta Regionale, viene chiuso.
Le vicende di questo storico complesso industriale, vecchio di oltre cento anni, vengono ricostruite utilizzando principalmente le fonti giornalistiche locali e, soprattutto, i documenti, ancora inediti, reperiti presso l’Archivio provinciale della C.G.I.L di Monfalcone.

19 –  Pieri Stefanutti, Novocerkassk e dintorni. L’occupazione cosacca nella Valle del Lago (ottobre 1944 – aprile 1945), Udine, IFSML, 1995, pp. 220, Esaurito

Tra il ‘44 ed il ‘45, nella Carnia e nell’Alto Friuli si insediarono decine di migliaia di soldati e famiglie cosacche, illuse dai nazisti di poter dare vita, pur così lontano dalla Russia, alla terra promessa della “Cosacchia”.
Nei paesi attorno al lago di Cavazzo gli occupanti giunsero perfino a mutare il nome friulano dei paesi, dopo che le popolazioni locali erano state fatte forzatamente allontanate dalle proprie case. A Novocerkassk e dintorni si assistette dunque, per sette lunghi mesi, al confronto, talvolta allo scontro, spesso alla convivenza forzata tra le popolazioni cosacche e quelle friulane. Il libro ricostruisce le caratteristiche dell’occupazione cosacca, il ruolo della Resistenza, il dramma delle popolazioni civili nei comuni di Bordano, Cavazzo e Trasaghis.

18 –  Tone Ferenc, La provincia “italiana” di Lubiana. Documenti 1941 – 1942, Udine, IFSML, 1994, pp. 590, Esaurito

In seguito alla breve campagna di guerra italo-tedesca dell’aprile 1941, che portò allo smembramento del Regno di Jugoslavia, la Slovenia meridionale, con la città di Lubiana, venne annessa all’Italia fascista, diventando una provincia “italiana”, la Provincia di Lubiana.
Sulla base di oltre un centinaio di documenti, ordini, direttive, comunicati e soprattutto verbali di riunioni delle autorità italiane di occupazione, inquadrati nel contesto delle vicende internazionali della guerra da un’ampia presentazione di carattere storico e corredati da un ricchissimo apparato di note, lo storico sloveno Tone Ferenc ricostruisce la storia di questa ulteriore aggressione realizzata dall’Italia fascista nei confronti di uno stato neutrale.
È una pagina di storia del secondo conflitto mondiale ancora poco conosciuta , che racconta la brutalità di una guerra tanto ingiusta quanto assurda, e documenta in maniera precisa ed inconfutabile gli obiettivi ed il sistema di organizzazione civile che il fascismo cercò di imporre nella Slovenia occupata.

17 –  Marco Puppini, La terra e la fabbrica. Movimento operaio e contadino e capitalismo industriale alla SAICI di Torviscosa (1937-1957), Udine, IFSML, 1993, pp. 177, Esaurito

Il volume ricostruisce l’insediamento e lo sviluppo, fra il 1937 ed il 1957, della Saici di Torviscosa nella Bassa friulana. Franco Marinotti, direttore della Snia Viscosa, industriale di origine veneta, ben introdotto nel settore industriale lombardo e specificamente in quello milanese, in assonanza con la politica autarchica del fascismo, realizza la fabbrica e l’azienda agraria di Torviscosa. Questa vicenda assume un ruolo importante da più punti di vista: rappresenta il modello fascista di insediamento agricolo-industriale e di urbanizzazione, rappresenta insieme un simbolo dell’efficienza e della capacità del fascismo di trasformare il territorio. La storia di questa fabbrica, lo sconvolgimento dell’ambiente sociale preesistente, l’uso della bonifica a favore dell’insediamento industriale, la nascita di un’aggregazione operaia e bracciantile e le sue lotte, rappresentano tanti momenti di questa vicenda sempre collocata nel contesto ed in riferimento agli avvenimenti nazionali, all’autarchia, alla guerra, alla Resistenza, al dopoguerra ed alla ricostruzione.

16 –  Luciano Patat, L’industria tessile goriziana. Dalla seconda metà dell’Ottocento alla crisi degli anni Trenta, Udine, IFSML, 1991, pp. 207, €  15,00

Nella seconda metà dell’800 nasce e si sviluppa anche nel Goriziano la grande industria. Tale fenomeno interessa quasi esclusivamente il settore tessile che con le sue filande di seta ed i suoi cotonifici rappresenta per lungo tempo larga parte dell’economia dell’ex Contea Principesca di Gorizia e Gradisca.
Questi opifici danno lavoro a più della metà della manodopera salariata locale e richiamano anche dal vicino Friuli italiano migliaia di giovanissime operaie disposte ad accettare il duro lavoro della filanda.
Le condizioni di vita e di lavoro degli operai tessili sono particolarmente dure: turni di lavoro massacranti, ritmi elevatissimi, ambienti malsani, salari insufficienti a mantenere la famiglia, multe ingiuste, maltrattamenti e minacce continue.
Proteste e scioperi esplodono improvvisi e con una certa frequenza ma raramente si concludono con esiti positivi soprattutto perché in periodo asburgico i lavoratori tessili non riescono a dar vita a un sindacato di categoria capace di promuove e coordinare le lotte.
Si deve attendere infatti il primo dopoguerra per veder nascer il sindacato dei tessili. Esso però si trova subito nell’impossibilità pratica di incidere vista la profonda crisi che investe l’intero settore e ben presto viene spazzato via dalla marea montante del fascismo.

15 –  August Walzl, Gli ebrei sotto la dominazione nazista. Carinzia, Slovenia, Friuli-Venezia Giulia, Udine, IFSML, 1990, pp. 295, € 15,00

L’Autore, dopo un’ampia introduzione sulla presenza e sulle condizioni degli ebrei soprattutto nell’Ottocento e nei primi anni del Novecento nelle province meridionali dell’Impero austro-ungarico, ci introduce e ci accompagna nell’insieme di leggi, decreti e norme che avrebbero voluto coprire di una veste di legalità, l’aberrante legalità nazista, la spoliazione e la deportazione degli ebrei.
L’antisemitismo inoltre diede allo stato nazista l’occasione di rastrellare grandi risorse finanziarie per superare la crisi economica in cui la Germania si dibatteva dal 1918 e di avviare una politica di riarmo e di aggressione. Il lavoro di Walzl ci permette di entrare nei particolari di questo aspetto della politica razziale della Germania nazionalsocialista che, dopo l’Anschluss del marzo 1938, fu estesa all’Austria e, cosa di cui si occupa la ricerca dell’Autore, al Gau della Carinzia, così come alla Slovenia Settentrionale dopo il 1941 e alle province del Litorale Adriatico (Udine, Gorizia, Trieste, Pola, Fiume, oltre a Lubiana) dopo il settembre 1942 e fino alla conclusione del conflitto.
Rispetto all’edizione originale di questo libro, più ampia per quanto concerne aspetti strettamente carinziani, nella presente edizione è stata aggiunta un’appendice documentaria che costituisce in sé un altro e nuovo capitolo delle vicende degli ebrei giuliani e friulani: quello del destino nel dopoguerra dei beni loro saccheggiati dai nazisti nel 1943-45.

14 –  Luigi Ganapini (a cura di), La storiografia sul fascismo locale nell’Italia nordorientale, Udine, IFSML, 1989, pp. 232, €  15,00

Nel volume sono raccolti gli interventi e le relazioni presentate da diversi storici e ricercatori al seminario dedicato ad una riflessione sulla storiografia sul regime fascista, tenuto a Udine nel 1989 e nato dalla collaborazione tra gli Istituti di Storia del Movimento di Liberazione del Triveneto. Si realizza un importante confronto tra le diverse esperienze di ricerca sulla storia locale che, pur interessando ambiti piuttosto limitati, le tre regione venete, permette di cogliere trasformazioni di culture e di costumi, di abitudini di vita e di rapporti sociali, e di rilevare le permanenze e le eredità del passato assai meglio di quanto non sia permesso se ci si pone da un punto di vista generale.

13 –  Giampaolo Gallo, La Resistenza in Friuli 1943-1945, Udine, IFSML, 1989, pp. 300, Esaurito

La resistenza armata in Friuli nacque circa sei mesi prima rispetto alle altre zone d’Italia ed assunse fin dall’inizio specifici caratteri proprio perché operò a contatto con la Resistenza slovena, che rivendicava alla nuova Jugoslavia ampi tratti di territorio statale italiano, e in una regione, l’Adriatisches Küstenland, di fatto annessa al Terzo Reich.
Il volume ripercorre la storia, a volte drammatica e comunque spesso carica di gravi tensioni interne, della Resistenza friulana in tutte le sue componenti ed in tutta la sua complessità, ne offre una lettura organica e completa senza mancare di analizzare i momenti più controversi e più dibattuti in sede storiografica.
Complessivamente l’opera si presenta come il lavoro più aggiornato dal punto di vista documentario e scientificamente più valido sulla Resistenza friulana.

12 –  AA.VV., Montagna problema nazionale. Quarant’anni di storia: dalla Liberazione ai giorni nostri, Udine, IFSML, 1987, pp. 364, € 15,50

Il volume contiene gli atti del convegno sui problemi della montagna italiana tenutosi nel 1986 a Tolmezzo per iniziativa dell’Istituto e della Comunità montana della Carnia.
Il problema della montagna e della gente della montagna costituisce uno dei nodi storici più rilevanti della storia sociale del nostro Paese.
Nella lotta di Liberazione viene posto il termine cronologico dal quale partire per l’esame della vasta problematica inerente l’argomento, proprio perché da quel momento presero l’avvio il ristabilimento delle libertà politiche e civili ed il processo di trasformazione e di rinnovamento della nostra società, dal quale però la montagna italiana rimase ai margini.

11 –  Marco Puppini, In Spagna per la libertà. Antifascisti friulani, giuliani e istriani nella guerra civile spagnola. 1936/1939, Udine, IFSML, 1986, pp. 376, €  21,00

Durante gli anni del regime fascista in Italia, la partecipazione di volontari alla guerra civile spagnola nelle Brigate Internazionali fu il più importante banco di prova dell’antifascismo italiano nella prospettiva della futura lotta di Liberazione in Italia, nelle file della quale gli “internazionali” reduci occuparono subito posti di grande responsabilità.
L’opera comprende un censimento ed un’analisi statistica dei 415 volontari friulani, giuliani e istriani (il 10% del totale degli italiani), un approfondimento storiografico degli avvenimenti spagnoli. Infine il lavoro riporta sintetiche biografie di tutti i volontari suddivisi per luoghi di provenienza.

10 –  Mario Candotti, Ricordi di un uomo in divisa. Naia Guerra Resistenza, Udine, IFSML, 1986, pp. 288, Esaurito

Il libro narra in prima persona un percorso di vita che fu comune ad un’intera generazione. L’Autore, ufficiale d’artiglieria della divisione alpina “Julia”, partecipò alle operazioni belliche prima sul fronte greco-albanese, poi su quello russo.
Progressivamente prese coscienza dell’assurdità di quelle guerre sanguinose, dell’impreparazione colpevole dello Stato Maggiore; così, nel panorama di morte e di struggente nostalgia della patria lontana, rimase, unico valore, un sentimento di solidarietà tra gente degli stessi paesi, la fraternità di rapporti che da sempre hanno costituito il valore di fondo dei reparti alpini.
Quel medesimo sentimento rinacque e si arricchì di nuovi contenuti quando venne il momento delle libere scelte. L’ex ufficiale della Julia diventò allora comandante partigiano in un esercito nuovo, che combatteva per il proprio Paese e per la propria gente, per una società che permettesse a tutti di vivere nella giustizia e nella pace.

9 –  Luciano Patat, Il Friuli orientale fra le due guerre. Il ruolo e l’azione del PC. d’I., Udine, IFSML, 1985, pp. 332, € 15,00

Negli anni immediatamente successivi alla I guerra mondiale, nei territori dell’ex Contea Principesca di Gorizia e Gradisca, da poco entrati a far parte del Regno d’Italia, si afferma un movimento operaio e contadino che fin dall’inizio si caratterizza per la sua combattività e per il suo orientamento rivoluzionario. Consequenziale risulta quindi la scelta che la maggioranza dei lavoratori del Friuli Orientale fa di entrare prima nelle file del Partito Socialista e poi, dopo il Congresso di Livorno, in quelle del Partito Comunista.
L’opera intende ricostruire, anche con l’apporto di tutta una serie di documenti, in gran parte inediti, reperiti all’Archivio Centrale dello Stato, all’Istituto Gramsci di Roma e agli Archivi degli Istituti per la Storia del Movimento di Liberazione di Udine e Trieste, la storia del P.C.d’I. Dalla fondazione agli anni più difficili ed oscuri della clandestinità. In quest’ultimo periodo i comunisti furono nel Friuli Orientale la sola forza politica che, nonostante la repressione poliziesca e le dure condanne del Tribunale speciale, riuscì ancora a tenere in vita una sua pur piccola organizzazione e a mantenere salda fra gli strati più politicizzati della classe operaia la volontà di lottare per abbattere il fascismo e costruire una società nuova.

8 –  AA.VV., Problemi di storia della resistenza in Friuli, vol. I «Resistenza e questione nazionale»; vol. Il «Resistenza e società», Udine, IFSML, 1984, pp. 626, € 25,00

I volumi raccolgono gli atti del convegno “Problemi di Storia della Resistenza in Friuli” tenutosi a Udine dal 5 al 7 novembre 1981.
Con il contributo di studiosi italiani, austriaci e jugoslavi (O. Spriano, V. E. Giuntella, T. Ferenc, E. Aga Rossi, R. Wagnleitner, G. Miccoli, E. Aphi e altri) i due volumi offrono uno strumento ancora valido per la comprensione della lotta di Liberazione nel Friuli-Venezia Giulia nelle sue implicazioni nazionali e nella sua valenza sociale. Il primo volume analizza le vicende resistenziali dal punto di vista degli alleati anglo-americani e nella loro dimensione internazionale dal punto di vista della storiografia jugoslava e di quella italiana. Il secondo volume, invece, affronta lo studio della società locale nelle sue risposte di fronte agli avvenimenti della “grande storia”.

7 –  Teresina Degan, Industria tessile e lotte operaie a Pordenone 1840-1954, Udine, IFSML, 1981, pp. 247, Esaurito

Nel 1840 i fratelli Beloz ed il triestino Blanch fondavano con capitali prevalentemente stranieri quel cotonificio che per più di un secolo avrebbe rappresentato il settore trainante dell’industria pordenonese. Usando fonti edite e d’archivio, stampa locale e memoria storica, l’autrice ripercorre la storia di una classe operaia e dell’ambiente sociale in cui si è formata.
È una vicenda di prese di coscienza, di lotte per le più elementari conquiste di giustizia sociale, contro il lavoro minorile, gli incidenti di fabbrica, il controllo padronale anche fuori dallo stabilimento.
Quindi la disperata opposizione al regime fascista ormai consolidato, la partecipazione alla lotta contro l’occupatore tedesco, le dure battaglie del dopoguerra nel clima della rottura, antifascista prima, sindacale poi. Il libro si conclude con il 1954, anno della grande crisi del settore tessile, mentre altre industrie emergente stavano cambiando il volto dell’economia pordenonese.

6 –  Carmen Perco Jacchia, Un paese, la Resistenza. Testimonianze di uomini e donne di Lucinico – Gorizia, Udine, IFSML, 1981, pp. 213, Esaurito

Dalle testimonianze raccolte a tappeto nella cittadina alle porte di Gorizia, esce l’immagine di un intero paese coinvolto in una guerra aspra e feroce che non consentiva compromessi o neutralità. Ed esce la storia della Divisione Garibaldi “Natisone” e dei suoi servizi “sul terreno”, alla quale le fonti orali danno quella dimensione umana che troppo spesso studi e memoria sulla Resistenza hanno trascurato. È una storia corale di luminosi ed oscuri eroismi, delle donne non meno che dei combattenti: madri, spose strette da bisogni materiali, da paure per i cari lontani, dall’incertezza del vivere quotidiano, dall’esigenza di proteggere con ogni mezzo i più deboli, bambini ed anziani, dai rastrellamenti, dagli arresti, dalle deportazioni.

5 –  Pierluigi Pallante, Il PCI e la questione nazionale. Friuli-Venezia Giulia 1941-45, Udine, IFSML, 1980, pp. 283, €  15,00

Con documenti in buona parte inediti, l’Autore analizza la politica del Partito Comunista Italiano nei riguardi delle rivendicazioni territoriali jugoslave, uno dei temi che hanno caratterizzato la Resistenza friulana e giuliana, rendendola diversa da quella italiana e contrassegnandola da forti e drammatiche tensioni.
Il Partito Comunista italiano si trovò nella difficile condizione di dover svolgere un’azione politica che tenesse conto delle varie esigenze: la necessità dell’unità nella comune lotta, italiana e jugoslava, contro il nazifascismo; la volontà della Resistenza jugoslava di attuare l’unità nazionale anche attraverso la politica del fatto compiuto; la spinta antislava della Resistenza italiana non comunista, in nome della difesa dei confini orientali fissati nel 1920 dal trattato di Rapallo.

4 –  Baldo Colavizza, La diocesi di Udine 1891-1906. Fermenti innovatori e tendenze conservatrici, Udine, IFSML, 1979, pp. 210, € 13,00

Il libro, attraverso un’indagine documentaria di particolare rilevanza, analizza le vicende culturali e politico-sociali che hanno caratterizzato la Chiesa udinese tra ‘800 e ‘900 nel tentativo di rinnovare i modi della sua presenza nella società.
Le linee conduttrici del lavoro sono quelle che portano alla definizione delle correnti culturali presenti allora in ambito cattolico: la corrente “gerarchica” e quella “democratica”, che si contrapponevano non solo sul piano dell’azione politico-sociale, ma anche su quello degli obiettivi: dominio paternalistico sul popolo dei fedeli per la prima; evoluzione liberatoria di quello stesso popolo per la seconda.

3 –  Gabriele Renzulli, Economia e società in Carnia fra ‘800 e ‘900. Dibattito politico e origini del socialismo, Udine, IFSML, 1978, pp. XI-351, Esaurito

L’autore, nel ricostruire le vicende della società carnica a cavallo dei secoli XIX e XX, individua le ragioni della diffusione delle idee socialiste in Carnia nel vasto fenomeno migratorio che coinvolse quasi totalmente le classi meno abbienti e si trasformò in un veicolo di diffusione di una nuova coscienza sociale.
Le idee, mutuate dalle forti organizzazioni sindacali all’estero, specie in Germania, si trasformarono in patria in un impegno organizzativo che seppe però assumere caratteristiche peculiari ed originali. Sullo sfondo è rappresentata la Carnia economicamente depressa agli albori del nuovo secolo, descritta efficacemente attraverso una gran mole di dati e di documenti.

2 –  Renato Jacumin, Le lotte contadine nel Friuli orientale 1891-1923, Udine, IFSML, 1974, pp. 522, Esaurito

Il libro ricostruisce le vicende dell’azione politica e sindacale che cattolici e socialisti condussero nella Bassa friulana e soprattutto nel Friuli goriziano, tra le “Rerum Novarum” e l’avvento del fascismo.
La fase precedente la grande guerra vide il dispiegarsi di una organizzata presenza cattolica con la “Federazione dei consorzi agrari del Friuli”, diretta da personalità di rilievo come mons. Faidutti, Pio Mayer, l’on. Bugatto. Nel dopoguerra, invece, emerse l’organizzazione socialista, guidata da Giovanni Minut. L’avvento al potere del fascismo e degli agrari, che lo sostenevano, vanificò le conquiste di quelle lotte e disperse quella classe dirigente contadina, il cui impegno lasciò però tracce indelebili nella coscienza collettiva delle popolazioni di quelle zone.

1 –  G. Angeli, N. Candotti, Carnia libera. La repubblica partigiana del Friuli (estate-autunno 1944), Udine, IFSML, 1971, pp. 300, Esaurito

Nell’estate del 1944 un territorio di 2.500 kmq. con quasi 90.000 abitanti residenti venne liberato dalle formazioni partigiane osovane e garibaldine e seppe darsi un’amministrazione civile democratica che non ebbe eguale nelle altre zone libere d’Italia. Le libere elezioni, i provvedimenti legislativi nel campo della giustizia, della scuola, delle finanze, dell’approvvigionamento, dell’ordine pubblico, la formazione di una nuova classe dirigente sono analizzati in questa opera con l’aiuto di un ricco apparato documentario.